Secondo l’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani, ben il 60% delle infedeltà che finiscono nei tribunali italiani nasce proprio sul posto di lavoro. Medici, avvocati, imprenditori e consulenti guidano questa particolare classifica, ma prima di puntare il dito dobbiamo capire una cosa: non è una questione di carattere, ma di circostanze che creano la tempesta perfetta.
Te lo diciamo subito: non stiamo per raccontarti che tutti i medici sono degli sciupafemmine o che ogni avvocato ha tre relazioni parallele. Ma se hai mai sentito quella vocina nella testa che ti sussurra “il mio partner passa troppo tempo in ufficio”, forse dovresti sapere che alcuni lavori creano davvero le condizioni perfette per far nascere situazioni… diciamo complicate.
La formula segreta del tradimento lavorativo
Prima di tutto, facciamo chiarezza su una cosa: non esistono professioni “cattive” o “buone” dal punto di vista della fedeltà. Quello che esiste è quella che gli psicologi chiamano Opportunity Theory, che sostanzialmente dice: se passi molto tempo con persone interessanti, in situazioni stressanti che creano complicità, e magari il tuo partner a casa non capisce un tubo di quello che fai tutto il giorno… beh, le probabilità che succeda qualcosa aumentano parecchio.
È un po’ come mettere insieme polvere da sparo e scintille: non è che esplode sempre, ma le condizioni ci sono tutte. E alcuni lavori sono letteralmente fabbriche di scintille.
I campioni indiscussi del tradimento
Nel 2023, una ricerca di Gleeden ha stilato una classifica che ha fatto tremare più di qualche coppia italiana. Al primo posto? Gli imprenditori, seguiti a ruota da medici, consulenti e liberi professionisti, e avvocati.
Ma attenzione: questi dati vengono da persone che si sono iscritte volontariamente a un sito per tradire, quindi non è che rappresentino tutta la popolazione italiana. Però, combinati con quello che ci dicono gli avvocati divorzisti, il quadro che emerge è piuttosto chiaro.
Medici e personale sanitario: quando salvare vite diventa complicato
Pensa a un ospedale: è un posto dove le emozioni vanno sempre a mille, dove si condividono momenti di vita e di morte, dove i turni durano 12 ore e dove, alla fine del turno, l’unica persona che può davvero capire cosa hai passato è quella che ha vissuto le stesse cose accanto a te.
Non è che i medici siano più propensi al tradimento per natura. È che lavorano in un ambiente dove l’intensità emotiva è altissima e dove è naturale cercare comprensione in chi vive le tue stesse battaglie quotidiane. Quando torni a casa dopo aver perso un paziente o dopo aver salvato una vita, e il tuo partner ti chiede “com’è andata la giornata?”, quanto può davvero capirti se fa tutt’altro lavoro?
Il mondo degli affari: stress, soldi e opportunità
Imprenditori, manager, consulenti finanziari: sono tutti lavori che hanno alcune caratteristiche in comune. Primo: gli orari sono un concetto molto elastico. Secondo: si viaggia spesso. Terzo: l’ambiente è competitivo e stimolante. Quarto: quando hai successo, ti senti più attraente e sicuro di te.
È quella che gli psicologi chiamano una tempesta perfetta. Hai più opportunità (viaggi, eventi, cene di lavoro), più stimoli emotivi (successi condivisi, sfide superate insieme), e spesso anche più autostima. È come guidare una Ferrari su un’autostrada senza limiti di velocità: non è detto che andrai a sbattere, ma le tentazioni sono decisamente maggiori.
Avvocati: quando la passione per la giustizia diventa… altro tipo di passione
Gli studi legali sono luoghi particolari. Si lavora spesso in team molto ristretti, su casi che assorbono completamente le energie mentali ed emotive. Si condividono vittorie e sconfitte, si passano notti intere a preparare processi, ci si sostiene nei momenti di stress.
È un ambiente dove è facilissimo che nasca quella che tecnicamente si chiama “intimità emotiva”: quando cominci a condividere con un collega non solo il lavoro, ma anche le tue paure, le tue ambizioni, i tuoi problemi. E da lì a condividere anche altro, il passo può essere più breve del previsto.
Il fattore viaggio: quando la lontananza fa male al cuore (del partner)
Piloti, assistenti di volo, rappresentanti, consulenti che girano l’Italia: tutti questi lavori hanno una caratteristica particolare. Ti fanno passare più notti in hotel che nel tuo letto. E questo, dal punto di vista psicologico, è un problema grosso.
Gli esseri umani sono animali sociali: abbiamo bisogno di connessioni, di routine, di persone con cui condividere i momenti della giornata. Se queste persone non sono il partner (perché sei sempre in viaggio), diventeranno inevitabilmente altre persone. Colleghi, clienti, o semplicemente persone che incontri durante i tuoi spostamenti.
Non è cattiveria, è biologia. Il nostro cervello è programmato per creare legami con chi ci sta vicino, fisicamente ed emotivamente. Se il partner è a casa e tu sei sempre altrove, indovina con chi creerai questi legami?
L’effetto “comprensione”: quando solo i colleghi ti capiscono
Uno dei fattori più sottovalutati è quello che potremmo chiamare “l’effetto comprensione”. Funziona così: più il tuo lavoro è specifico, stressante o particolare, più è probabile che solo chi fa il tuo stesso lavoro possa veramente capirti.
Se sei un chirurgo e hai appena perso un paziente, chi può consolartI meglio: il tuo partner che fa il commercialista, o il collega che ha vissuto la stessa esperienza? Se sei un avvocato che ha appena vinto una causa importante, chi può condividere davvero la tua gioia: chi non sa nemmeno cosa significhi “ricorso in cassazione”, o chi ha sudato insieme a te su quel fascicolo per mesi?
È qui che scatta la trappola emotiva. Quando le tue gioie e i tuoi dolori li condividi principalmente con qualcuno che non è il tuo partner, quella persona sta assumendo un ruolo che dovrebbe essere del partner. E da lì, il passo successivo può essere pericolosamente vicino.
Lo stress come catalizzatore: quando la pressione cerca valvole di sfogo
C’è un’altra cosa che accomuna tutte queste professioni “a rischio”: lo stress. Medici che hanno vite umane nelle loro mani, avvocati che devono vincere cause milionarie, imprenditori che rischiano tutto quello che hanno costruito. Sono tutti lavori dove la pressione psicologica è altissima.
E lo stress, dal punto di vista psicologico, cerca sempre una valvola di sfogo. Alcune persone scaricano facendo sport, altre bevendo, altre ancora… cercando emozioni forti altrove. Un flirt che fa sentire desiderati, un’avventura che distrae dai problemi, una relazione parallela che offre comfort senza le responsabilità del rapporto ufficiale.
È quello che gli psicologi chiamano “coping disfunzionale”: invece di affrontare il problema alla radice (magari parlando con il partner, andando da uno psicologo, o cambiando stile di vita), si cerca una scorciatoia emotiva che, sul momento, sembra risolvere tutto.
Il lato oscuro del successo professionale
Ecco una cosa che nessuno ti dice: il successo professionale può essere un’arma a doppio taglio per le relazioni. Quando vai bene al lavoro, quando sei circondato da persone che ti ammirano per le tue competenze, quando ti senti al top della forma, è facile che questo si trasformi in una sensazione pericolosa.
Cominci a pensare di “meritare” più attenzioni, più riconoscimenti, più… tutto. E se a casa il partner è preso dalle sue cose, dai problemi quotidiani, dalle bollette da pagare, è naturale che il contrasto diventi stridente. Da una parte hai l’ambiente lavorativo che ti fa sentire una rockstar, dall’altra hai la routine domestica che ti riporta con i piedi per terra.
È un meccanismo psicologico sottile ma potentissimo, che può portare a cercare fuori casa quelle gratificazioni che senti di meritare.
I luoghi del pericolo: dove nascono più tradimenti
L’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani ha identificato con precisione i luoghi dove più spesso nascono relazioni extraconiugali: ospedali, cliniche, studi professionali, banche, uffici pubblici. Cosa hanno in comune questi posti?
- Sono ambienti dove si lavora in team ristretti per periodi prolungati
- Sono luoghi dove le emozioni sono sempre intense (per responsabilità, pressione, o natura del lavoro)
- Sono spazi dove è normale avere conversazioni personali durante le pause
- Sono contesti dove si condividono successi e fallimenti
- Sono ambienti dove spesso si socializza anche dopo l’orario di lavoro
In pratica, sono tutti ingredienti perfetti per far nascere quella complicità che può facilmente trasformarsi in qualcos’altro.
Come proteggersi senza diventare paranoici
Ora, se dopo aver letto tutto questo stai guardando il tuo partner con sospetto perché fa il medico o l’avvocato, fermati un attimo. Conoscere i rischi non significa essere condannati a viverli. Anzi, essere consapevoli di queste dinamiche è il primo passo per proteggere la propria relazione.
La chiave è la comunicazione. Se il tuo partner fa uno di questi lavori “a rischio”, interessati davvero a quello che fa. Non limitarti al classico “com’è andata?” a cena. Chiedi dettagli, cerca di capire le sue sfide, condividi i suoi successi. Più conosci il suo mondo lavorativo, meno avrà bisogno di cercare comprensione altrove.
E se sei tu a fare uno di questi lavori, sii onesto con te stesso. Se ti accorgi che stai condividendo problemi personali con un collega, o che stai cercando in ufficio quelle attenzioni che non trovi a casa, è il momento di fermarsi e riflettere. Non per colpevolizzarsi, ma per capire cosa sta succedendo nella tua relazione e come rimediare.
Il vero nemico delle relazioni non sono i lavori stressanti o gli ambienti stimolanti. È lo squilibrio. Quando il lavoro assorbe troppe energie emotive, troppo tempo, troppo spazio mentale, è naturale che la relazione principale ne risenta. Ma questo squilibrio si può correggere, con impegno, consapevolezza e tanta, tanta comunicazione.
Perché alla fine, non importa che lavoro fai: quello che conta è quanto sei disposto a lottare per proteggere le cose che contano davvero.
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